mercoledì 5 giugno 2013

LUSSO E MADE IN ITALY: un tesoro prezioso gettato via!!

Un recente studio statistico ha evidenziato che il marchio “Made in Italy” è il più noto e apprezzato al mondo dopo quelli della Coca-Cola e della Visa!
In questa speciale classifica, risulta il ..."number one" al mondo in quanto identificatore di Paese.
E se per la tecnologia ci si affida a occhi chiusi al “made in Japan”, per lo stile, la classe, lo charme, un solo nome risuona all'unisono: MADE IN ITALY!
Sull’intero pianeta Terra, da Tokio a Los Angeles, da  Stoccolma a Malindi, dire “made in Italy” è una garanzia di qualità.
Dovremmo quindi stendere kilometri di tappeto rosso (pardonred carpet”!!) per l’unica voce (insieme al turismo!) della nostra economia che continua a far tenere alto il nome della nostra amatissima Patria nel mondo. La moda, le auto di lusso: sono sinonimo della fantasia italiana. Macchè!




Prendete "brand" italianissimi come Buitoni, Zoppas, Peroni, Algida, Gancia, Star, Valentino, Sanpellegrino, Riso Scotti, Loro Piana, Pomellato, Safilo, Fendi, Lamborghini.
TELECOM ora parla spagnolo, ALITALIA è francese, anche la PARMALAT è andata nelle mani francese, BUITONI invece ha preso la cittadinanza svizzera, le confetture SANTAROSA si son trasferite a fare il breakfast in Inghilterra, i colossi degli elettrodomestici REX, ZOPPAS, ZANUSSI sono in Svezia, l’alta moda VALENTINO punta di diamante del made in Italy è emigrata in Qatar, la birra PERONI è nei pub in Sud Africa, i gelati ALGIDA sono diventati icecreams in Olanda e Inghilterra. In Russia si brinda con lo spumante GANCIA, e la STAR … è diventata “Estrella” in Spagna. Le bibite SAN PELLEGRINO se le son bevute i francesi: ma già dagli anni '80 si sapeva che “C'èst plus facile”…
La GALBANI, LOCATELLI E INVERNIZZI  parlano fvanscese.  (e la mucca Carolina dirà: “pitipitumpà!”).
Il RISO SCOTTI è stato acquistato per fare la paella in Spagna. I francesi non hanno voluto rinunciare ai gioielli POMELLATO… In Olanda, poi con gli occhiali SAFILO hanno saputo vedere lontano.
Ultimamente si è diffusa in tutta l’Europa la vera e propria caccia all’untore ricco...

Francia, monsieur le President, François Gérard Georges Nicolas Hollande ha deciso di elevare la tassa al 75% sui redditi più alti.
Fu così che molti artisti come Catherine Deneuve e Gérard Depardieu  hanno deciso di espatriare (rispettivamente in Belgio e in Russia) dove son stati –ovviamente– accolti con tutti gli onori che meritano!
A brevissimo tempo li seguì Bernard Arnault, che annunciò il suo espatrio. Arnault non è certo un Carneade! Bensì è il manager di LVMH (ovvero “Louis Vuitton Moët Hennessy S.A.”) un impero che raggruppa il gotha dei maggiori brand del lusso nel mondo del calibro di





Hennessy, Krug, Mercier, Moët et Chandon, Dom Pérignon, Veuve Clicquot, Bulgari, De Beers Diamond Jewellers, Dior Watches, TAG Heuer, Hublot, Dior, Louis Vuitton, Fendi, Donna Karan, Givenchy, Kenzo, Loewe, Marc Jacobs, Bvlgari, Parfums Christian Dior, Guerlain, Parfums Givenchy, Kenzo Parfums, Acqua di Parma (e molti altri marchi prestigiosi!...)Anche in Italia non siamo da meno. Ma in maniera subdola. Noi sguinzagliamo la Guardia di Finanza.Non riusciamo a capire che se ancora il nostro amatissimo (non da tutti!!) Belpaese non affonda, se continua a galleggiare (alla faccia di tutti gli avvoltoi europei che scalpitano che cantarci il “De Profundis”), se ancora lo tricolore ha un suo valore nel mondo è solo per il turismo, lo stile e l’alta moda italiana.
ATTENZIONE!!!

Qui vi chiedo un piccolo stop per chiarire una cosa:
NON INTENDO AVALLARE, GIUSTIFICARE
O INCENTIVARE L’EVASIONE FISCALE CHE
 –RIBADISCO!–
DEVE ESSERE COMBATTUTA DURAMENTE.

Dovremmo coccolarci gli imprenditori di questo settore! Invece no!
Se sei ricco, sei anche un ladro bastardo, un evasore fiscale che merita anni di galera a pane e acqua.
(Salvo poi difendere chi va in giro in centro con un piccone in mano colpendo chicchessia: questi ultimi hanno sempre giustificazioni socio-economiche-demagogiche…).
Alla base l’invidia, quella più subdola e bieca, emerge alla grande.
Se sei famoso, se sei ricco, devi spiegarci come hai scalato la vetta del successo!!
Ecco infatti che -per fare un esempio recente!- Gaetano Ruta, pubblico ministero presso il tribunale di Milano, ha chiesto una condanna a due anni e sei mesi di carcere per gli stilisti Stefano Dolce e Domenico Gabbana, accusati di omessa dichiarazione dei redditi per non avere dichiarato tasse sulle royalties per circa 1 miliardo di euro!
L’avvocato dell’agenzia delle Entrate ha chiesto una provvisionale di 10 milioni di euro per danno all’immagine.

Qui sfioriamo il paradosso (o forse il ridicolo!!).
Danno all’immagine” di chi?
Dell’Agenzia delle Entrate?
Pertanto deduco che forse in qualche procura c’è chi ritiene che l’Italia sia famosa nel mondo per la sua “Agenzia delle Entrate”!
Chi riceve un danno maggiore alla propria immagine a livello mondiale, il “made in Italy” o l’Agenzia delle Entrate?
O forse la bella foto in prima pagina nei quotidiani per il procuratore “coraggioso”?
Ci sarebbe da ridere se non fosse tutto così folle.
Frode fiscale”.
-Bene.
-Bravi.
-Bis.
-Buona idea.
Sbattiamo in galera Dolce&Gabbana. E visto che ci siamo, diamo pure l’azienda  in mano a qualche ragioniere nominato dal Tribunale. E passi se “l’azienda” in questione non è il negozietto del verduraio sotto casa ma un brand che il mondo intero ci invidia!).

Sarebbe un po’ come se ad uno studente che ha la media del “9” un professore appioppasse un “7” in condotta per renderlo più… normale al resto della classe, accusandolo di aver copiato una volta in un compito!!
Un esempio: la multinazionale “Apple” a fronte dei suoi 74 miliardi di $ di utili e ha pagato 44 milioni di $ in tasse, ovvero, calcolatrice alla mano!, meno del 3%! (vogliamo ricordare che in Italia, le imposte per le aziende spesso superano il 60% degli utili?).
Il discorso non cambia per molti altri “brand”: Facebook, Microsoft, Twitter, Intel, Paypal e Tesla.
E perché? Semplice: gli americani sanno come difendere il “made in U.S.A.”!
E noi? Con il marchio che il mondo  ci invidia che facciamo? Li inseguiamo minacciando la galera.
Ma andiamo oltre.
Il mercato dell'auto di lusso.
Per le Highways, nella 5th Avenue, o davanti al “Dolby Theatre” di Hollywood, se non si vuole passare inosservati con quale macchina è bene arrivare? Ferrari? Lamborghini? Maserati? What else?In Europa, il settore dell’auto fa segnare il diciottesimo calo consecutivo (dati diffusi dall’Acea, riguardanti il mese di Marzo 2013).

Dietro questi dati ovviamente si riflettono il prezzo sempre crescente del carburante, le targhe alterne e i livelli di inquinamento eternamente al limite che non fanno altro che aumentare la depressione nel settore automobilistico nella nostra penisola.
Il presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di autoveicoli, Filippo Pavan Bernacchi, ci ricorda però che “lo spauracchio del superbollo e la spettacolarizzazione nei controlli anti-evasione stanno distruggendo un settore, quello delle auto di lusso, che da sempre parla italiano”.
Le scelte intraprese dal Governo hanno letteralmente terrorizzato i potenziali clienti. E chi possiede queste vetture o cerca di sbarazzarsene, soprattutto all’estero, o le tiene in garage per paura di essere fermato e fatto oggetto di indagini plurime…
Rispetto al pari periodo del 2011, Ferrari ha avuto un calo del 51,5% e Maserati, -70%.
E ovviamente sono in agguato le lettere di licenziamento.
Ma licenziare un operaio della Maserati  fa meno rumore di uno della Fiat?
Altro che coccolare gli imprenditori che fanno brillare il nome della nostra nazione.
Loro sono ricchi e non meritano rispetto.
La proprietà è un furto e l’imprenditore è il nostro acerrimo nemico.
Pochi però ricordano che è l’unico datore di lavoro che fa crescere un Paese sempre più succube della sindrome di “tafazzismo”!