lunedì 24 novembre 2014

SII TE STESSO: VA' CONTROCORRENTE.


Gli esperti del settore la definiscono «serendipity», ovvero la capacità (o fortuna) di fare scoperte inattese e felici per puro caso, mentre si sta cercando altro…
Il termine fu  coniato nel 1754 dallo scrittore inglese Horace Walpole traendolo  dal titolo della fiaba “The three princes of Serendip”.
Ecco, nel fine settimana ho fatto una «serendipity». Scartabellando tra scatoloni ho trovato –per caso– alcuni “reperti” molto interessanti risalenti ad un corso di «marketing e comunicazione creativa».

 «Egregio direttore… ». Quante volte abbiamo iniziato una lettera ufficiale al nostro capo con questa stessa intestazione.
Ma ci siamo mai chiesti che vuol dire “egregio”? La sua etimologia è quanto mai illuminante. Deriva da “ex gregis”, fuori dal gregge, fuori cioè dagli schemi.
E con il supporto di dati appurati e studiati da grandi esperti si concludeva che –per emergere–occorre sempre “cantare fuori dal coro”.
Coloro che un tempo furono giudicati folli per le loro tesi, sono proprio coloro che poi hanno saputo cambiare il mondo.
Un uomo deve avere la forza di portare avanti le proprie idee, anche se queste configgono con le idee della maggioranza delle persone.
William Claude Fields lasciò detto che “un pesce morto può solo seguire la corrente, ce ne vuole uno vivo per andare controcorrente!”
E qui arriviamo a parlare dell’esigenza di dover andare controcorrente. Anche a costo di apparire fuori dal mondo e stravaganti.

Così era ieri e così è ancora oggi.
Così è successo per ogni grande innovazione che poi ha trasformato la vita sul nostro pianeta.
Un tempo li torturavano, li bruciavano o, nella migliore delle ipotesi, li scomunicavano.
Oggi, trovi sempre qualcuno accecato d’invidia e gelosia che più semplicemente, non ti fa fare più carriera, ti fa perdere il posto e la cattedra o la nomination per il Nobel.
Ma oggi più che mai c’è bisogno del coraggio di rompere gli schemi.

“Memento audere semper”, ci consigliava il Vate D’Annunzio.
Esiste per fortuna una minoranza di esseri umani capaci di liberare la propria mente dai dogmatismi e schemi usati e logori che sappia andare controcorrente pur di perseguire le proprie idee.
Sono luci solitarie ad illuminare le tenebre del pregiudizio, uomini che ieri erano definiti eretici e che oggi definiremmo eccentrici, outsider e anticonformisti.
Non essere allineati a tutto ciò che è “conforme”, essere outsider o remare controcorrente è sempre stato pericoloso in tutte le epoche e in tutti i campi, compreso nella scienza.
Chi si discosta dagli schemi convenzionali, rischia infatti di essere escluso dalle pubblicazioni accademiche, di non essere invitato ai convegni internazionali, di non ottenere finanziamenti pubblici e privati, di essere ammonito o richiamato dal proprio ordine professionale e persino di perdere la cattedra.

Ricordate cosa accadde a Tolomeo? Quando in base ai suoi studi affermò che la Terra era rotonda, rinnegando l’opinione comune che invece fosse piatta fu deriso e vilipeso. E preso per pazzo.
E Galileo Galilei,  genio italico, innegabile padre dell’astronomia moderna?
Eppur se move!” disse. E fu scomunicato e costretto dal tribunale dell'Inquisizione all'abiura...
Che dire di Gregor Mendel, il monaco che rivoluzionò il campo della genetica. Le sue teorie vennero cestinate senza essere neppure lette o George Stephenson, inventore della macchina a vapore, che fu considerato un “ciarlatano” o un “povero matto” (ad esempio, gli veniva imputato che con la pioggia il fuoco del motore si sarebbe spento, o che l’elevata velocità, sedici miglia orarie, avrebbe causato il delirium furiosum nei viaggiatori…) o Ernest Rutherford, che pure indusse contro lo scetticismo della comunità scientifica la prima reazione a catena provocata artificialmente, negò qualsiasi possibilità di ottenere energia dalle trasformazioni degli atomi.

E la lista degli infelici è lunga: molti sono gli scienziati screditati dai contemporanei. Addirittura Louis Pasteur è citato in quanto avrebbe adattato i dati dei suoi esperimenti per renderli più probanti.
Leonardo Da Vinci poi  ha il primato assoluto delle invenzioni geniali non accettate dalla folla. Dopo di lui,  gran parte delle grandi invenzioni hanno avuto come fil rougerompere gli schemi”, iniziando a vedere le cose con un’angolazione –anche antitetica– a quella del corrente modo di pensare!

Louis Aragon nel suo Traitè du style affermava che la funzione del genio è quella di fornire idee ai cretini… 50anni dopo”.


 E tu -dunque– segui la massa oppure credi nelle tue idee?


lunedì 27 ottobre 2014

Quando l'Agenzia delle Entrate vuol competere con il "MADE IN ITALY"


Un recente studio statistico ha evidenziato che il marchio “Made in Italy” è il più noto e apprezzato al mondo dopo quelli della Coca-Cola e della Visa! Basterebbe questo per illuminare molte menti (che invece restano obnubilate nella loro nebbia saccente!)
E in questa speciale classifica risulta il ..."number  one" al mondo come identificatore di Paese.
E se per la tecnologia, ci si affida a occhi chiusi al “made in Japan”, per lo stile, la classe, lo charme, un solo nome risuona all'unisono: il MADE IN ITALY!
Sull’intero pianeta Terra (per adesso?), da Tokio a Los Angeles, da Stoccolma a Malindi il “made in Italy” è una garanzia di qualità.
Dovremmo quindi stendere chilometri di tappeto rosso (pardon“red carpet”!!) per l’unica voce (insieme al turismo che però sta cedendo!) della nostra economia che continua a far tenere alto il nome della nostra amatissima Patria nel mondo. La moda, le auto di lusso: sono sinonimo della fantasia italiana.
Prendete "brand" italianissimi come Buitoni, Zoppas, Peroni, Algida, Gancia, Star, Valentino, Sanpellegrino, Riso Scotti, Loro Piana, Pomellato, Safilo, Fendi, Lamborghini. Made in Italy? Macchè!
L’haute couture VALENTINO, punta di diamante del made in Italy, è emigrata in Qatar, la TELECOM ora habla español, l’ALITALIA è fvanscese, anche la PARMALAT è andata nelle mani francese, la BUITONI invece ha preso la cittadinanza svizzera, le confetture SANTAROSA poi si son trasferite a fare il breakfast in Inghilterra, i colossi degli elettrodomestici REX, ZOPPAS, ZANUSSI sono andati in Svezia. La birra PERONI è stata assunta nei pub in Sud Africa, i gelati ALGIDA sono diventati icecreams in Olanda e Inghilterra. In Russia si brinda poi con lo spumante GANCIA, e la STAR … è diventata “estrella” in Spagna. Le bibite SAN PELLEGRINO se le son bevute i francesi: ma già dagli anni '80 si sapeva che “C'èst plus facile”…  Alla GALBANI, LOCATELLI E INVERNIZZI parlano ora francese. (e la mucca Carolina dirà: “pitipitumpà!”).
Il RISO SCOTTI è stato acquistato per fare la paella in Spagna. I francesi non hanno voluto rinunciare ai gioielli POMELLATO… In Olanda, poi con gli occhiali SAFILO hanno saputo… vedere lontano.
Come se non bastasse ultimamente si è diffusa in tutta l’Europa la vera e propria caccia all’untore ricco...
In Francia, monsieur le President, François Gérard Georges Nicolas Hollande ha deciso di elevare la tassa al 75% sui redditi più alti.
Fu così che molti artisti come Catherine Deneuve e Gérard Depardieu hanno deciso di espatriare (rispettivamente in Belgio e in Russia) dove son stati –ovviamente– accolti con tutti gli onori che meritano!
A brevissimo tempo li seguì Bernard Arnault, che annunciò il suo espatrio. Arnault non è certo un Carneade qualunque! È il manager di LVMH (ovvero “Louis Vuitton Moët Hennessy S.A.”) un impero che raggruppa il gotha dei maggiori brand del lusso nel mondo del calibro di Hennessy, Krug, Mercier, Moët et Chandon, Dom Pérignon, Veuve Clicquot, Bulgari, De Beers Diamond Jewellers, Dior Watches, TAG Heuer, Hublot, Dior, Louis Vuitton, Fendi, Donna Karan, Givenchy, Kenzo, Loewe, Marc Jacobs, Bvlgari, Parfums Christian Dior, Guerlain, Parfums Givenchy, Kenzo Parfums, Acqua di Parma (e molti altri marchi prestigiosi!...).
Anche in Italia non siamo da meno. Ma in maniera subdola. Noi sguinzagliamo la Guardia di Finanza. Non riusciamo a capire che se ancora il nostro amatissimo (non in casa propria!!) Belpaese non affonda, se continua a galleggiare (alla faccia di tutti gli avvoltoi europei che scalpitano che cantarci il “De Profundis”), se ancora lo tricolore ha un suo valore nel mondo è solo per il turismo, lo stile e l’alta moda italiana.
ATTENZIONE!!!
Qui vi chiedo un piccolo stop per chiarire una cosa:
NON INTENDO AVALLARE, GIUSTIFICARE O INCENTIVARE L’EVASIONE FISCALE CHE –RIBADISCO!– DEVE ESSERE COMBATTUTA DURAMENTE.
 Dovremmo coccolarci gli imprenditori di questo settore! Invece no!
Se sei ricco, sei anche un ladro bastardo, un evasore fiscale che merita anni di galera a pane e acqua.
(Salvo poi difendere chi va in giro in centro con un piccone in mano colpendo chicchessia: questi ultimi hanno sempre giustificazioni socio-economiche-demagogiche…).
Alla base l’invidia, quella più subdola e bieca, emerge alla grande.
Se sei famoso, se sei ricco, devi spiegarci come hai scalato la vetta del successo!!
Ecco infatti che -per fare un esempio recente!- Gaetano Ruta, pubblico ministero presso il tribunale di Milano, ha chiesto una condanna a due anni e sei mesi di carcere. Secondo l’accusa i due designer avrebbero costituito una società in Lussemburgo, la Gado, proprietaria dei marchi del gruppo e di fatto gestita in Italia, al fine di ottenere risparmi fiscali. Dolce e Gabbana sono stati accusati di non aver dichiarato tasse sulle royalties per circa un miliardo di euro.
L’avvocato dell’Agenzia delle Entrate ha chiesto una provvisionale di 10 milioni di euro per danno all’immagine.
Qui sfioriamo il paradosso (o forse il ridicolo!!).
“Danno all’immagine” di chi?
Dell’Agenzia delle Entrate?
Pertanto deduco che forse in qualche procura c’è chi ritiene che l’Italia sia famosa nel mondo per la sua “Agenzia delle Entrate”!
Chi riceve un danno maggiore alla propria immagine a livello mondiale, il “made in Italy” o l’Agenzia delle Entrate?
O forse la bella foto in prima pagina nei quotidiani per il procuratore “coraggioso”?
Ci sarebbe da ridere se non fosse tutto così folle.
Sbattiamo in galera Dolce&Gabbana. E visto che ci siamo, diamo pure l’azienda in mano a qualche ragioniere nominato dal Tribunale. E passi se “l’azienda” in questione non è il negozietto del verduraio sotto casa ma un brand che il mondo intero ci invidia!).
Sarebbe un po’come se ad uno studente che ha la media del “9” un professore appioppasse un “7” in condotta per renderlo più… normale al resto della classe, accusandolo (senza prove) di aver copiato una volta in un compito!!
Ma ora solleviamo un po’ lo sguardo altrove: la multinazionale “Apple” a fronte dei suoi 74 miliardi di $ di utili, ha pagato 44 milioni di $ in tasse, ovvero, calcolatrice alla mano, meno del 3%! (vogliamo ricordare che in Italia, le imposte per le aziende spesso superano il 60% degli utili?).
Il discorso non cambia per molti altri “brand”: Facebook, Microsoft, Twitter, Intel, Paypal e Tesla.
E perché? Semplice: gli americani sanno come difendere il “made in U.S.A.”!
E noi? Con il marchio che il mondo ci invidia che facciamo? Li inseguiamo minacciando la galera.
Ma andiamo oltre.
Il mercato dell'auto di lusso. Per le Highways, nella 5thAvenue, o davanti al “Dolby Theatre” di Hollywood, se non si vuole passare inosservati con quale macchina è bene arrivare? Ferrari? Lamborghini? Maserati? What else? In Europa, il settore dell’auto fa segnare il diciottesimo calo consecutivo (dati diffusi dall’Acea, riguardanti il mese di Marzo 2013).
Il presidente di Federauto, l’associazione che rappresenta i concessionari di autoveicoli, Filippo Pavan Bernacchi, ci ricorda però che “lo spauracchio del superbollo e la spettacolarizzazione nei controlli anti-evasione stanno distruggendo un settore, quello delle auto di lusso, che da sempre parla italiano”.
Le scelte intraprese dal Governo hanno letteralmente terrorizzato i potenziali clienti. E chi possiede queste vetture o cerca di sbarazzarsene, soprattutto all’estero, o le tiene in garage per paura di essere fermato e fatto oggetto di indagini plurime…
Rispetto al pari periodo del 2011, Ferrari ha avuto un calo del 51,5% e Maserati, -70%.
E ovviamente sono in agguato le lettere di licenziamento.
Altro che coccolare gli imprenditori che fanno brillare il nome della nostra nazione.
Loro sono ricchi e non meritano rispetto.
La proprietà è un furto e l’imprenditore è il nostro acerrimo nemico.
Arriva poi a conferma di quanto detto che la Suprema Corte di Giustizia Italiana ha assolto Domenico Dolce e Stefano Gabbana dall’accusa di evasione fiscale perchè il fatto non sussiste. Il fatto non sussiste. Quindi non c’è stata evasione fiscale.
Allora come la mettiamo con l’avvocato dell’Agenzia delle Entrate chiese una provvisionale di 10 milioni di euro per danno all’immagine.  Ora… a chi tocca chiedere un danno all’immagine che per due anni ha gettato fango e guano? E dopo la sentenza in un comunicato ufficiale i due stilisti milanesi hanno scritto: “Siamo persone oneste e siamo estremamente soddisfatti di questa sentenza della Corte di Giustizia italiana. Viva l’Italia”.
Purtroppo in pochi ricordano cheil made in Italy è l’unico datore di lavoro che fa crescere un Paese sempre più succube della sindrome di “tafazzismo”!


 

venerdì 26 settembre 2014

Abbiamo perduto il piacere di dirci "BUONGIORNO!"


«Buongiorno come sta?»;«Prego, si accomodi»;«Posso aiutarla?»Quante volte sentiamo pronunciare queste frasi con il giusto trasporto e con gioia?Poche, o pochissime!Spesso sono soltanto frasi meccaniche e circostanziate, ripetute più per abitudine o convenienza sociale che per effettiva voglia di augurare una buona giornata. O peggio quelli che mormorano una sorta di codice fiscale del "buongiornoperché dovuto e "tanto non si paga!" Non sentiamo più dentro questa esigenza perché abbiamo cancellato il loro vero significato, abbiamo scordato che "buon giorno" significa "ti auguro che questo sia un giorno buono per te!”, "buona notte" significa "ti auguro di trascorrere una notte serena!”, "Salve" significa "salute a te!”.Eppure quelle frasi e quei gesti sono il miglior modo per «rendere domestico un luogo anonimo» quali sono le nostre città.Oggi è molto facile incrociarsi nel pianerottolo dei nostri palazzi o in ufficio, senza neppure un saluto.Possiamo trovare chi ci passa -in malo modo- davanti nella fila in banca, o vedere ragazzi (e non solo ragazzi) seduti sull'autobus, indifferenti davanti ad un anziano barcollante o ad una signora in evidente stato di gravidanza. Viviamo nel nostro microcosmo insensibile e cinico.Ci siamo dimenticati le buone maniere.
Se parli poi di bonton sentirai solo risate di scherno.Buon giorno, buona sera, buona notte!” son diventati solo modi di salutare perché non ne possiamo fare a meno.Dovremmo riscoprire l’esigenza di ritornare a gustare il sapore della cortesia, della gentilezza e del salutare, e i “new media” ci da la possibilità di “riassaporare il gusto di una parola gentile".Ad esempio potremmo riservare alcuni fra delle migliaia di SMS, WhatsApp, Telegram, Snapchat che ogni momento inviamo, per un messaggio d'augurio e d'affetto ai vostri amici.
 Alla mattina un messaggio per augurare “Buona giornata!” o quando andate a dormire per dire “buona notteRiassaporerete il gusto della cortesia e non saprete più smettere!!!!E sarà una gioia immensa ricevere un messaggio di un amico che ti dice "Buonanotte". Vuol dire che in quel momento, la tua amica o il tuo amico, prima di andare a letto, vuol condividere con te la Buonanotte!Trasmetterete ai propri amici questa gioia restituendo calore ad un mezzo freddo, asettico e distaccato come l'SMS!
E se poi gli altri non rispondono o non gradiscono... beh pazienza.... il Galateo mi impone di salutare... e quelli che non rispondono...se la vedranno con le norme del bonton.

venerdì 25 aprile 2014

25 APRILE - UNA FESTA CHE NON MI APPARTIENE.







Essendo io nato il 21 Ottobre non c’è motivo alcuno che io festeggi il compleanno ad esempio il 10 Agosto…
Così come se mi chiamo Vincenzo, non festeggio oggi l’onomastico, visto che si ricorda San Marco evangelista.
VNICVIQUE SVVM. Ognuno festeggi ciò che sente.

Purtroppo dopo 70 anni il 25 Aprile è una solamente festa che divide anzichè unire, una festa che ha mantenuto intatto per 70 anni l'astio e il veleno, una festa «partigiana» (no, non intendo dire “dei partigiani” ma con l’accezione etimologica:  di parte”)…
Non è ad esempio un 14 luglio francese (con la presa della Bastiglia) o un 4 luglio americano (dove i coloni si riconoscono liberi e ripudiano la madre patria), feste cioè che uniscono tutta la nazione…

Dovrei festeggiare il 25 Aprile che ha portato a quell’orrenda squallida sceneggiata di piazzale Loreto definita (dagli storici!) come una “scena da macelleria messicana”?
Dovrei forse festeggiare il 25 Aprile che ha portato alle foibe titine?
O forse oggi dovrei festeggiare il giorno che ha dato il via alle stragi del famoso “triangolo rosso” di Reggio Emilia?
Dopo 70 anni ancora il 25Aprile è una data che divide: è una festa di liberazione con i "pugnichiusi" la cui colonna sonora ufficiale è Bella ciao!!
Ecco perchè NON POSSO FESTEGGIARE! 
Non mi sento di festeggiare una data macchiata da tanto sangue chiamandola “Anniversario della Liberazione”. Non è la festa di tutti.
Piuttosto preferisco ricordare che oggi si festeggia San Marco Evangelista

Oppure che il 25 Aprile del 387 S. Agostino ricevette il battesimo da S. Ambrogio;
O nel 1719 venne pubblicato il romanzo Robinson Crusoe
di Daniel DeFoe;
Nel 1926 la Prima rappres
entazione assoluta della Turandot di Giacomo Puccini al Teatro alla Scala di Milano;
Oppure il 141° anniversario della nascita di un grande genio Italiano: Guglielmo Marconi...

 Eh sì, oggi è un grande giorno!