domenica 26 aprile 2015

Quanto tempo occorre per ri-stabilire una verità?

Gli ambientalisti ci ricordano spesso che per “smaltire” una gomma da masticare occorrono 5 anni, una lattina d’alluminio fino a 100 anni, per un contenitore di polistirolo addirittura non bastano 1000 anni.
E io aggiungo per ri-stabilire una verità non bastano 30 anni!
Infatti ancora oggi, 26 aprile 2015, a distanza di 29 anni esatti, si ricorda l’episodio di Chernobyl,  come un elemento per dimostrare la pericolosità dell’energia nucleare.
A nulla è servito in questi decenni il parere di uno fra i più grandi scienziati che il mondo della Scienza ci invidia: il prof. Antonino Zichichi.
Leggendo i suoi libri si può scoprire cosa successe –da un punto di vista tecnico– a Chernobyl.
Innanzitutto dobbiamo tornare rapidamente indietro con la memoria al 1986 quando ancora i muri dell’Europa dell’Est erano ancora belli saldi e forti.
Gli ingegneri della centrale nucleare Lenin di Chernobyl volevano realizzare un esperimento mai fatto prima per dimostrare, al mondo intero, la loro eccellente scienza: ovvero staccare tutti i dispositivi di sicurezza dei reattori.
Purtroppo quel 26 Aprile 1986, la situazione sfuggì loro di mano ed in piena notte, all’1:23’58”, il reattore “4” della centrale nucleare saltò in aria facendo uscire una radioattività equivalente a dieci volte quella sprigionata ad Hiroshima e inquinando una superficie pari a cinque milioni di ettari.
Il prof. Antonino Zichichi ci spiega chiaramente che “un reattore nucleare è come un elefante. Funziona bene se lo si lascia andare alla sua velocità naturale. Il pericolo inizia quando lo si vuol far correre o andare troppo lentamente”.

Quindi di chi sarà la colpa? Dell’elefante o di chi lo ha istigato a correre?

Per gli ingegneri che verificarono subito lo stato dei fatti, il reattore era ancora intatto. Infatti esplose solo il recipiente di soccorso e fu questo dettaglio –unito alla totale cortina di silenzio sull'accaduto– che provocò il vero disastro.
Sul posto mandarono dei giovani laureandi che ricevettero un tale flusso di radiazioni da rimetterci poi la vita.
Purtroppo, questo fatto ha creato nell'opinione pubblica un’idea totalmente negativa del “nucleare” e l’8 novembre 1987, l’88% degli Italiani impressionato e senza esser stati informati di dettagli esatti, disse NO al referendum sulle centrali nucleari! (senza contare dell’assurdità di porre ad una popolazione di cultura media un quesito che richiede competenza tecnica  profondissima).
Questa scelta popolare ha tolto al nostro paese un primato tecnologico:
La sicurezza delle nostre centrali nucleari aveva raggiunto livelli tra i più alti. Non eravamo secondi a nessuno.
L’incidente del reattore “4” nella centrale Lenin di Chernobyl è costato all’Italia decine di migliaia di miliardi, per via degli investimenti sul “nucleare pacifico” che invece fu subito  smantellato.

Chernobyl insegna –questa è la seconda parte della lezione del prof. Zichichi nel suo libro “Scienza ed emergenze planetarie– che esistono altri problemi di natura culturale: «l’opinione pubblica va stimolata, aiutata, capita e educata ad accettare le grandi innovazioni tecnologiche».
Basterebbe poi ricordare che le centrali nucleari francesi distano 1 ora di strada da confine italiano... e che noi dipendiamo –energeticamente parlando– da quelle centrali
Potrei citare grandi nomi ma sentite cosa dice il dottor James F. Lovelock, famoso biologo e fra i “guru” più ascoltati del movimento ambientalista, nonché autore dell’«Ipotesi Gaia» secondo cui la Terra è considerato come un organismo vivente.
«Solo l’energia nucleare può salvare il mondo dal surriscaldamento- afferma il dott. Lovelock – evitare il ripetersi di estati torride, impedire lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia. Un ricorso intensivo dell’energia nucleare preverrà un futuro apocalittico nel quale il Polo Nord sarà ridotto a poco più di un gigantesco iceberg e la Foresta Amazzonica sarà sommersa dalle acque»
Senza contare che con l’energia nucleare si risolvono anche le emissioni di CO2, vero imputato della salute del Pianeta Terra.
Spero che presto l’Italia capisca che quei “demonizzatori” dell’energia nucleare, sono da ascrivere – di diritto – tra i peggiori nemici non soltanto dell’indipendenza energetica nazionale ma anche della nostra prosperità.