venerdì 3 febbraio 2017

TUTTI CANTANO SANREMO


Ci sono delle regole che vengono insegnate (e ripetute fino alla noia!) in qualunque corso di comunicazione creativa:
  1. «STUPISCI IL CLIENTE!»
  2.  «FAI PARLARE DI TE!»
  3. «BRAND AWARENESS».

Mi sono venuti in mente questi tre “pilastri” di una buona campagna creativa, vecchie reminiscenze di un corso di “Web Advertising”, mentre assistevo agli spot tv per l’imminente 67edizione del festival della Canzone Italiana di Sanremo.
Mi riferisco ai due spot in cui un quartetto di alieni canta “Terra Promessa” (brano presentato proprio a Sanremo nel 1984 da Eros Ramazzotti conquistando il 1º posto nella categoria "Giovani") www.youtube.com/watch?v=KjlOpvSssCw, poi un gruppo di giovani mamme in attesa i cui bambini cantano in pancia “Non ho l’età” (brano vincitore del 1964 di Gigliola Cinquettiwww.youtube.com/watch?v=c1xxpfoWMWU
E poi il “payoff” TUTTI CANTANO SANREMO.

È innegabile che i creativi che hanno elaborato gli spots abbiano esaudito tutti e tre i punti previsti come "must" per una campagna di comunicazione. 


«STUPISCI IL CLIENTE!».
E non ci soffermiamo se lo stupore sia in senso buono o meno.
Lo stupore del telespettatore c’è stato. Punto!
E le polemiche pure. Due punti ...a capo.
E quando sorgono le polemiche è un segno tangibile dello stupore. Obiettivo centrato!

«FAI PARLARE DI TE!».
E tutti parlano di questo spot. Molti criticandolo, ma tutti ne parlano! Obiettivo centrato. 2 su 2.

Un po’ come successe a cavallo degli anni ‘80/’90 con le campagne curate da Oliviero Toscani per la “Benetton”. Suore che baciava un prete; un ragazzo palestinese che abbraccia un israeliano, tre bambini, uno bianco, uno giallo e uno nero, che mostrano la lingua dello stesso colore in segno di uguaglianza.
Raramente nell'immagine si trovava alcun riferimento al prodotto.
Campagne-shock che stupirono e turbarono molti italiani. Ma il messaggio arrivava. Eccome se arrivava!

Anche con gli alieni è successa una cosa simile: «Che c’entrano gli alieni?» molti si son chiesti. 
Ma l’obbiettivo di stupire è stato centrato. E poi… non tralasciamo le canzoni scelte: «Terra Promessa» con gli alieni; «Non ho l’età» cantata da feti in attesa di nascere. Ditemi che non è geniale!

Poi però deve arrivare la «BRAND AWARENESS» la “consapevolezza del marchio”.
Eh sì: questo è essenziale per evitare il funesto “effetto Buonasera”.
Molti di voi si ricorderanno lo spot dell’usato sicuro Fiat del 2003.
Una ragazza che urla al telefono col marito (o fidanzato?) che la avvisa che la sera non tornerà a casa. La ragazza minaccia «…allora esco con il primo che incontro!!». Nell'appartamento sotto di lei un aitante ragazzo lava i piatti e coglie la palla al balzo e si presenta alla porta con un sorriso smagliante (in abito scuro e... guanti di gomma ancora indossati!) ed esclama un “Buonaseeeera” che negli anni 2000 divenne un vero tormentone. Peccato che però, nessuno si ricordasse il “brand”.


In questi casi però il brand è chiaro: il festival di Sanremo che incarna da 67 anni  in sé tutte le tre regole: fa parlare per un mese di se tutta l’Italia (sebbene gli intellettualoidi citino il nome con la faccia schifata!)…